Letta su WebDesigner questa intervista al dr. Anders Sandberg (Oxford Uehiro Centre for Pratical Ethics/Future of Humanity Institute della Facoltà di Filosofia della Oxford University).
D: Come definirebbe il web 3.0?
R: Il Web 0.0, il pre web degli anni ottanta, si basava sulla creazione di protocolli di rete per collegare computer e programmi differenti e creare accessi distribuiti alle informazioni.
Il Web 1.0 si basava sull’uso di infrastrutture costruite dal Web 0.0, collegava insieme documenti differenti per creare network.
Il Web 2.0 si basa sull’uso di contenuti già esistenti e generati online o collegando sorgenti dati differenti per crearne di nuovi.
Il Web 3.0 dovrebbe fare uso di strumenti per ricercare, estrarre ed integrare le informazioni del Web 2.0. Invece di collegare API specifiche e siti, dovrebbe aprirsi la strada attraverso tutti i dati del tipo giusto disponibili ed estrarre le informazioni desiderate.
Se il Web 2.0 si basa sulla ricerca e recupero di conoscenze, idealmente il Web 3.0 si baserà sulla ricerca e recupero di conoscenze “rilevanti” che abbiano significato e valore per l’utente.D: La possibilità di collegare insieme dati reali è al centro del Web 3.0, come si riuscirà ad raggiungere questo obiettivo?
R: Penso che il Web Semantico soffrirà dello stesso problema del progetto Xanadu di Ted Nelson: sarà sorpassato da qualcosa di riduttivo, rapido e improvviso che sceglierà solo idee centrali ignorando i dettagli delle implementazioni (con grande disapprovazione degli sviluppatori professionisti).
Ma proprio come l’SGML fù oltrepassato dall’HTML, che poi iniziò ad evolversi verso l’XML quando era usato così ampliamente da rendere chiari i suoi svantaggi, penso che questo web semantico ridimensionato del futuro inizierà ad evolvere in complessità una volta che il Web 3.0 sarà giunto.
D: Il futuro del web sarà una grande miscela?
R: Le miscele formano il mare del web, ma ci saranno banchi di ghiacci e iceberg a galleggiarvi. Saranno prodotti più contenuti del web 1.0 che mai, racchiusi in processi automatici. Ci sono anche benefici economici (almeno per i proprietari) con i database centralizzati, ben organizzati e di alta qualità , così come avviene per gli editori scentifici.
Questi saranno quindi restii a consentirci di creare miscele dei loro documenti. Per ora questo potrebbe essere necessario per una retrospettiva successiva. Un passo chiave per rendere possibile il Web 3.0 sarà negoziare strutture di acceso a pagamento che rendono le informazioni di alta qualità utili alla nuova infrastruttura.
D: Dalla prospettiva di un designer web sembrerebbe che questi oltre a creare layout dei siti dovranno anche imparare come gestire i database. Secondo lei, quali capacità dovranno padroneggiare i web designer di domani?
R: L’elaborazione e l’analisi dei testi stanno diventando sempre più importanti. Le applicazioni Web 3.0 probabilmente avranno bisogno di elaborare linguaggi per funzionare e probabilmente includeranno molti metodi Al-like o statici. Il contenuto del web più è dinamico più assume importanza essendo molto più di un oggetto sociale.
L’industria del gioco online, ad esempio, ebbe una grossa sorpresa alcuni anni fà quando scoprì che avevano bisogno di economisti. In quelle aziende oggi diventano anche necessari gli antropologi.
Lo sviluppo del web prenderà la stessa strada. L’idea del singolo designer web creatore di tutti i contenuti e del layout svanirà . Oltre un certo punto non c’è soluzione a cui un singolo essere umano (seppur accresciuto dall’amplificazione intelligente della tecnologia del Web 3.0) possa provvedere completamente.
D: Con i media in banda larga che convergono insieme ai video giochi nella richiesta online, basterà collegarsi alla rete per trovare tutte le informazioni e l’intrattenimento necessari? Esperienze più naturali nel web basate sull’interazione umana con il mondo reale abbatteranno le barriere di accessibilità e usabilità ?
R: Sembra probabile che quasi ogni informazione sarà accessibile online ma molto dipende da come la proprietà intellettuale sviluppa in merito. Per esempio la digitalizzazione dei libri. Ci saranno sempre informazioni e aree non accessibili online ma spesso è più facile ignorare questo genere di informazioni invece di acquisirle. L’interazione umana del mondo reale è soddisfacente, abbastanza alta la larghezza di banda e usabuile per la maggior parte delle persone.
E’ anche un grande stress che richiede molta più attenzione e sensibilità culturale. Probabilmente non è una panacea: non potete scorrere rapidamente le interazioni personali come scorrete un testo. Persone differenti useranno ciò per cose differenti, ma alcune operazioni richiederano sempre o mai interazione. Invece di diventare solo un mondo virtuale, il web promette di diventare un livello astratto accessibile attraverso molte modalità : come testo, grafica, interazione umana, ambienti virtuali, segnali minimalisti, interazione diretta e così via. Un “sito web” potrebbe avere per default sia un contenuto informativo che modi per accedervi, una comunità , un mondo virtuale e una conoscenza globale o semantica di base. Per gestire questo genere di complessità di scelta, la struttura di fondo diventa essenziale.
D: Può indicarci un qualsiasi esempio di oggi che si evolverà nel Web 3.0 nel futuro?
R: Il progetto MyLifeBits di Microsoft, un software che permette di archiviare tutti i momenti della propria vita, dalle telefonate alle pagine web, dai video alle mail in modo abbastanza arbitrario. Immagginate di ampliare il discorso per ottenere una interfaccia in stile Flickr e API, in cui la gente possa dare accesso ad altre persone a periodi, o momenti della loro vita, consentendo una sociologia attiva o epidemiologia per raccogliere correlazioni, etc. L’attuale lavoro di scavare nel web per reperire opinioni e sentimenti è probabile che si sviluppi consentendo l’uso del web per rispondere a domande come: “cosa pensa la gente di X?” oppure “la gente che consiglia il film X cambierà idea su Y?” All’inizio questo potrebbe interessare a governi ed aziende, ma indubbiamente anche gli utenti saranno interessati nel conoscere le opinioni.
Allora avete ora le idee chiare o ancora confuse? Per chi se la sente vi consiglio la lettura dell’articolo Web 3.0 di Jeffrey Zeldman pubblicato su A List Apart e tradotto da Michele Iovino pubblicato su Trovabile.org ecco il link trovabile.org/articoli/web-30
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Beh, credo che si tratti di un ulteriore passo verso l’intelligenza collettiva, il problema sono i terminali molli della rete… i cervelli degli utenti, alla fine la rete è speculare alla realtà fatta di atomi, la maggior parte delle cose in rete è merda, come nella realtà , l’unica differenza è che più facile e veloce trovare qualcosa d’interessante rispetto al mondo off-line, dove devi uscire per incontrare persone con la speranza di trovare qualcuno decente, on line te le vai a cercare direttamente…
tendendo sempre conto che si tratta pur sempre di fantasmi, di proiezioni, che non possono sosituire(almeno per ora) il rapporto faccia a faccia. Le idee,sapere cosa pensano e fanno gli altri, stanno diventando sempre più un patrimonio comune, qualcosa di collettivo… in realtà è sempre stato così, solo che ad un certo punto della propria storia L’Occidente si è inventato l’autore…
bye